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mercoledì 13 novembre 2013

IO CORNUTO: ZERBINO LECCASUOLE DI MIA MOGLIE


Mia moglie Giusy è una bella mora di 45 anni, alta 1 metro e 70, bel viso, bei capelli, belle gambe e soprattutto piedi fantastici. Impazzisco per i suoi bellissimi piedi, misura 41, caviglia abbastanza sottile, pianta non strettissima con un calcagno importante, e soprattutto con un odore, oserei dire, di fondo, che manda letteralmente in estasi un feticista dei piedi femminili come me. L’odore dei piedi di mia moglie mi fa impazzire, mi inebria, mi manda in visibilio…mi attrae come il miele attrae le mosche…. 
Mia moglie conosce questa mia passione per i suoi divini piedi e la usa a suo piacimento, facendomi fare ciò che più le aggrada, senza alcuna riserva da parte mia. E io ne sono felice. Mi considero (e fortunatamente anche lei mi considera …) il suo schiavetto personale, il suo leccapiedi adorante, il suo leccasuole, il suo leccastivali, il suo leccazoccoli, il suo leccasandali, il suo zerbino, il suo scendiletto, il suo poggiapiedi, il suo sguattero, il suo domestico, il suo autista, il suo facchino, il suo cameriere, il suo maggiordomo, il suo pedicurista, il suo massaggiapiedi, il suo coccolapiedi, la sua sputacchiera, “godendo” dei miei servigi dal lontano 1995. 
Non a caso, uso il verbo “godere” perché, col passare degli anni, ho potuto accertare che lei prova un certo piacere, appunto, nel “governarmi” con i suoi amabilissimi piedi, nell’obbligarmi ad annusarglieli, a baciarglieli e a slinguarglieli, anche in situazioni particolari, come ad esempio fuori al balcone della nostra casa, oppure sul terrazzo della stessa. 
Mi ha abituato a leccare il pavimento su cui lei cammina, a cibarmi dello sporco sotto le suole delle sue innumerevoli calzature, a mangiare i suoi avanzi precedentemente da lei calpestati sapientemente prima della “degustazione”. Mi ha addestrato ad assaporare i suoi sputi densi e cremosi, e ad ingoiarli rigorosamente in ginocchio, quale premio per qualche mio servigio particolare. 
Due sere fa mi ha fatto letteralmente impazzire, al suo rientro dall’ufficio, dove tra l’altro svolge incarichi di una certa responsabilità. 
Stavo seduto sul divano del soggiorno del nostro appartamento, a leggere il mio libro preferito, quando fui distratto dal suono del citofono. Essendo solo in casa, mi alzai per raggiungere l’apparecchio, sollevai la cornetta e cercai di capire chi fosse… 
“Chi è?” 
“Chi può essere, stupido servo, sono io”, rispose mia moglie, “Assumi la tua posizione naturale che sto per salire e ho gli stivali decisamente sporchi…Se non te nei accorto, sta piovendo…”, aggiunse con tono perentorio. 
“Si, padrona, ubbidisco”, balbettai. 
Mi affrettai a stendermi sul pavimento in posizione suGiusy, pronto a fare da zerbino alla donna della mia vita, posizionandomi nei pressi dell’ingresso del nostro appartamento. 
Il rumore della chiave nella serratura mi fece capire che, da lì a qualche secondo, i piedi di mia moglie avrebbero sovrastato il mio umile corpo, con entrambi gli stivali calzati, e che la mia divina Giusy avrebbe strofinato con forza le sue suole sporche e infangate sui miei vestiti, senza alcuna pietà. 
La porta si aprì e la voce sicura di mia moglie mi riportò alla realtà…Guardandomi dall’alto verso il basso, Giusy, la mia regina, con un leggero sorriso stampato sulle sue labbra carnose, aggiunse “Vedo che sei già in posizione, bravo, ho proprio bisogno di pulirmi gli stivali…” e così dicendo, salì con entrambi i piedi sul mio petto, senza neanche liberarsi del soprabito e della borsa, iniziando a strofinare le suole lerce dei suoi stivali con tacco da nove centimetri sulla mia felpa bianca firmata. 
Giusy non si preoccupava affatto dei suoi tacchi che affondavano nel mio corpo indifeso e neanche della mia povera felpa chiara, su cui diventavano sempre più visibili le strisciate di stivali della mia Padrona. 
“Si…padrona…è un onore per me farti da zerbino, mia Regina”, dissi ansimando tra una sofferenza e l’altra…“Del resto, sono nato per questo…e anche altro, per te, mia divina Dea”. 
“Come sei umile e sottomesso!…Così mi piaci, per questo ti ho sposato, servo…Fortuna che hai la felpa chiara, così posso rendermi conto se la pulizia procede perfettamente, come è giusto che sia, e poi… se sei fortunato, magari stavolta non utilizzo la tua servile lingua per completare l’opera…come sono solita fare…”. 
Giusy era infatti solita ordinarmi di tirare fuori la lingua dalla bocca e di tenerla ben tesa e sporgente mentre lei vi strofinava sopra, con movimenti lenti ed attenti, la suola della calzatura di turno. Soprattutto quando riteneva che non fosse stata sufficiente la mia opera da zerbino. 
Mia moglie godeva tremendamente nel sovrastarmi e nel pulirsi gli stivali su di me, quando ad un certo punto sollevò il piede destro per controllare la pulizia della suola. Poi fu la volta del piede sinistro… 
“Sei stato sfortunato, servo….” aggiunse sorridendo, “Devo utilizzare la tua umile lingua, ma credo che non ti dispiaccia ciò, vero vermetto?” 
“Si, Padrona Giusy, è un onore per me, lustrare le suole della mia Regina con la lingua…” 
“E allora tira fuori la lingua, servo, e stendila per benino…E guai a te se la muovi o la ritiri…” 
Ubbidii senza fiatare e mia moglie iniziò a poggiare la suola del suo stivale destro sulla mia lingua, dalla parte opposta alla punta, più o meno alla metà della base, strofinando con una buona pressione la suola sulle mie “papille gustative”, dall’avanti verso l’indietro, evidenziando una certa soddisfazione nel suo sguardo fiero. 
“Adoro pulirmi le suole sulla tua lingua, servo, almeno così ti utilizzo a dovere…” 
Io continuavo a subire il trattamento e a sentire l’odore e il sapore della suola bagnata degli stivali di Giusy, che nel frattempo aveva anche cambiato piede, tanto per essere certa di poter fare un buon lavoro anche con l’altro stivale. 
“Sai, servo, credo di aver deliberatamente infilato i piedi in qualche pozzanghera, oggi…e se ricordo bene…credo anche di aver pestato volontariamente un paio di cacchine di cane, pensando a te, ovviamente…Su queste ultime ho anche ruotato ben bene il piede in modo da essere certa di far attaccare più cacca possibile alla suola che stai gustando…Ah ah ah…Che ne dici del sapore?”. 
“Le tue suole, Padrona Giusy, sono sempre gustosissime e ricche di sapore…” 
“Certo, ed io faccio il possibile per riservarti questi bei sapori particolari…Buongustaio! Ah ah ah…” 
Sorridendo di gusto, mia moglie continuava ad osservare la scena dall’alto verso il basso, quando si rivolse a me e sollevando il piede dalla mia lingua, ordinò “Fammi vedere la lingua, servo, devo controllare se è sufficientemente sporca?”. 
Diede un’occhiata interessata e poi, soddisfatta aggiunse “”Wow…mi sembra bella lercia! Davvero sporca!…Proprio un bel lavoro, mio servo leccapiedi…Non ti posso certo lasciare così, però…perché ho intenzione di farti succhiare i miei piedi…e con la lingua così sporca non si può…Apri bene la bocca che ti ci sputo sopra, così ti puoi risciacquare la lingua con la mia preziosa saliva…” 
Ubbidii immediatamente spalancando la bocca. Mia moglie si sporse cercando di posizionarsi sulla verticale della mia bocca, poi la sentii raccogliere la saliva all’interno della sua bocca… 
Giusy aprì le labbra e lasciò cadere un fiotto di saliva denso e cremoso che raggiunse la mia lingua con un classico “ciaf”. Rimasi immobile per qualche istante…Poi seguì l’ordine “Sciacquati lingua e palato palato, servo”. 
“Si, Padrona”. Chiusi la bocca e iniziai ad assaporare la saliva densa di mia moglie Giusy, leccandomi addirittura le labbra, a dimostrazione del fatto che avevo gradito il premio tanto ambito… 
“Ingoia, servo…”, ordinò con autorità la mia Padrona. 
“Si, Padrona”. 
Sentii scivolare il fiotto cremoso lungo la mia gola, fino a raggiungere l’esofago e quasi mi dispiacque che si fosse già perso nello stomaco…quel prezioso “nettare” 
“E adesso apri la bocca ancora, che non basta….”. 
Mi ritenni un uomo fortunato…La scena fu la stessa di prima. Un nuovo sputo si andò a depositare sulla mia lingua e a seguire un secondo, un terzo e un quarto, nella mia totale immobilità. Poi ancora un ordine “Sciacqua ben bene, servo, altrimenti continuo” 
“Si, Padrona” 
“E adesso ingoia tutto il nettare della tua Regina. Ubbidisci” 
“Certo, Padrona, come tu comandi”. 
Sorridendo, Giusy mi chiese “E’ buono, servo? E’ di tuo gusto, mio leccapiedi personale?” 
“Si, Padrona, dal sapore celestiale come sempre….” 
“Bravo, servo. Basta leccare la suola allora…” disse Giusy, scendendo dal mio petto. 
“Striscia fino al bagno e vai a prendermi gli zoccoli, con la bocca ovviamente, e portameli in soggiorno…sempre con la sola bocca, da bravo cagnolino, che io vado ad accomodarmi lì. Ubbidisci…su…” 
E così dicendo mi diede un calcio in un fianco e un altro nel sedere, tanto per divertirsi. 
Arrivai in bagno e recuperai gli zoccoli con il tacco da ben otto centimetri di Giusy, ovviamente con la bocca, come mi era stato ordinato. Gli zoccoli erano di legno, con la parte superiore in pelle ed aperti davanti, il classico tipo da spiaggia, molto sexy tra l’altro. Erano talmente impregnati dell’odore dei piedi di mia moglie che già ad una distanza di venti centimetri da essi chiunque avrebbe potuto godere per l’effluvio irresistibile. Li presi delicatamente con la bocca, prima uno e poi l’altro, e i miei polmoni si riempirono dell’odore eccezionale dei piedi di Giusy. Il leggero sapore salato mi fece correre un brivido dietro la schiena. Quell’odore e quel sapore dei piedi di Giusy erano la mia droga, e non potevo certo farne a meno. Ero un piedidiGiusydipendente. 
Strisciando come un verme, raggiunsi con il prezioso “boccone” in bocca, il soggiorno. Mia moglie era seduta comodamente sul divano, con le gambe accavallate e con la gonna leggermente sollevata sulle ginocchia, che lasciava intravedere le sue bellissime gambe tornite e velate… 
Depositai con dolcezza ai suoi divini piedi gli zoccoli odorosi e lei mi accarezzo la testa superiormente, come a ringraziare il bravo cagnolino che aveva portato alla padrona il dovuto…. 
“Bravo, servo, se riesci a sfilarmi gli stivali con la bocca senza smagliarmi le calze, ti lascio cenare stasera, ma ti faccio mangiare solo i croccantini perché hai già mandato giù lo sporco delle mie suole, non vorrei che mettessi su qualche chilo, che poi non scodinzoli bene…Ah ah ah….”. 
“Si, Padrona, come tu comandi”. 
Non era la prima volta che Giusy mi obbligava a ingurgitare cibo per cani, le classiche scatolette o i fatidici croccantini lasciati cadere nella ciotola, e poi pestati sotto gli zoccoli da mia moglie davanti a me, come nelle migliori tradizioni. 
Giusy mi rivolse lo sguardo ed ordinò “Bene, mio servo, adesso prendi in bocca la linguetta della cerniera dello stivale e abbassala dolcemente…Ubbidisci”. 
“Subito, Padrona”. Il mio labbro superiore sfiorò la pelle velata del ginocchio accavallato di mia moglie, poi i denti si serrarono e con un movimento delicato, abbassai la linguetta della cerniera, facendola scendere fino alla caviglia. Man mano che andavo giù con la testa e la mia bocca si avvicinava alla caviglia di Giusy, l’odore del suo piede si faceva sempre più forte, saturando le mie narici inesorabilmente. Poi fu la volta del tacco. Abbandonai la linguetta della cerniera e delicatamente presi con la bocca il tacco dello stivale di mia moglie, serrandolo fra le labbra, senza serrare i denti ovviamente, per non rovinarlo. 
Lo stivale cominciò a sfilarsi e una volta scalzato il tallone, non ebbi problemi a completare l’operazione, depositando attentamente la calzatura appena sfilata alla Padrona sul pavimento. 
Giusy mi ordinò ”Annusami il piede, servo, e cerca di carpirne tutto l’odore possibile…” 
Ubbidii, anche perché mia moglie mi teneva il piede forzatamente premuto sulla mia bocca e sul mio naso, accertandosi che potessi inalare tutto l’inalabile… 
Poi aggiunse “Annusa ben bene, servo, che un odore così non lo trovi da un’altra parte…Lo sai…” 
“Si, mia Padrona, ti ringrazio per l’opportunità che mi concedi…” risposi, cercando di farmi capire dalla Padrona, malgrado avessi il suo piede premuto sulla faccia.
Me lo strofinò ancora per circa cinque minuti, godendosi lo spettacolo con soddisfazione, poi mi ordinò “Adesso apri la bocca, che voglio infilartelo tutto in bocca…”. 
Eseguii alla lettera, cercando di aprire la mia bocca il più possibile, mentre mi moglie vi si faceva strada col suo piede velato, guadagnando millimetro per millimetro, come se volesse arrivare a sfiorare, con il suo alluce, le mie tonsille… 
“Succhia ben bene, servo, e non mordere, altrimenti ti prendo a zoccolate sul viso, dalla parte dello sporco, e ti metto in condizione di non poter più uscire da casa per i lividi…”. 
Abbassai la testa e gli occhi come per assentire, non potendo parlare, e rimasi a succhiare il piede velato di Giusy per almeno cinque minuti. Lei lo muoveva sapientemente, talvolta a destra, talvolta a sinistra, sorridendo con grande soddisfazione…Poi lo sfilò all’improvviso, posizionando questa volta, all’interno della mia bocca, il suo tallone velato… 
“Ammorbidiscilo ben bene, servo, mi raccomando, altrimenti non mangi…Lo sai che lo faccio…Posso farti crepare di fame finché mi aggrada, chissà, per tre, quattro giorni….anche cinque, magari. Dipende da te. 
Umilmente sottomesso da Giusy, trascorsi almeno altri cinque minuti col suo tallone velato in bocca, cercando di carpirne tutto il gusto e il sapore possibile… 
Poi, Giusy sfilò il tallone dalla mia bocca e ordinò “Prendi lo zoccolo con la bocca ed aiutami a calzarlo senza usare le mani…Sempre e solo con la bocca, mi raccomando...Avanti”. 
Così feci e fu allora che Giusy mi accarezzò la testa ancora una volta, come un cagnolino, disaccavallando la gamba con lo zoccolo al piede ed accavallando l’altra, quella con ancora lo stivale calzato. 
“Ora questo, servo, ma fallo con attenzione, altrimenti non mangi…Lo sai che cerco solo una scusa per lasciarti a digiuno e magari pranzare e cenare davanti a te, come ho già fatto altre volte, per farti crepare di fame ancora di più…”. 
“Si, Padrona”. 
Sfilato l’altro stivale ed annusato e succhiato anche l’altro piede di mia moglie, proseguii, facendole indossare il secondo zoccolo con la sola bocca. Poi, mi affrettai a portare nel bagno gli stivali di mia moglie, sempre strisciando a pancia in giù, ovviamente utilizzando la sola bocca. 
Fu allora che sentii la voce di mia moglie che mi impartì ancora un ordine…. 
“Mi raccomando, servo, prima di cena voglio che lucidi completamente con la lingua i miei stivali, la tomaia intendo, fino al bordo superiore, perché domani potrei doverli usare ancora. Ovviamente dovrai farlo in ginocchio, in segno di adorazione e venerazione della tua Padrona…E visto che sono nel bagno padronale, seduta sul gabinetto, dovrai pulire anche quest’ultimo con la lingua, pareti interne comprese…Chiaro, servo?”. 
“Si, Padrona, sarà fatto.” 
“Certo che sarà fatto, altrimenti ti faccio infilare la testa nel cesso e poi te la premo giù con il piede con lo zoccolo calzato, premendotelo sulla nuca e tirando contemporaneamente lo sciacquone…come ho già fatto altre volte…”. 
“Si, Padrona. Sono il tuo cagnolino e ubbidisco a tutti i tuoi ordini, qualunque essi siano…”. 
Finalmente fui in grado di rialzarmi ed assumere la posizione eretta, ma chissà per quanto tempo ancora, tenuto conto che il grosso del mio tempo, con mia moglie presente in casa, potevo solitamente trascorrerlo stando in ginocchio o al massimo disteso sul pavimento ai suoi piedi e alla sua mercé. 

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